Cenni storici

Crecchio è un borgo medioevale, situato nell'immediato entroterra di Ortona, sorto sulla sommità piana di una collina verdeggiante e rigogliosa, delimitata da due profonde vallate dove scorrono ad est il torrente Rifago e ad ovest il fiume Arielli. Anticamente cinto da mura, era accessibile solo attraverso due porte: la prima detta "da capo", chiudeva l'abitato a sud sotto le mura del castello, la seconda, "da piedi" si apriva sul versante nord-orientale. Il toponimo “Crecchio” deriva dal termine OK(R)IKAM, che appare su una lapide italica del VI secolo a.C. rinvenuta in località S.Maria Cardetola, il cui calco è conservato nelle sale del Museo archeologico.

La presenza nel nome della radice linguistica osca “OKR” fa supporre l'esistenza di un centro fortificato italico che in epoca romana sarà chiamato Ocriculum. La successiva denominazione Oppidum Ocrechii è ascrivibile al riassetto del territorio operato dai bizantini nel VI secolo d.C, per poi diventare nel medioevo Ocreccle (1059), Ocrecle (1173) ed infine nel settecento Ocrechio. All'inizio del ventesimo secolo c'erano ancora nel centro storico delle lastre di pietra sugli architravi delle porte con iscrizioni recanti le date 863, 1110, e 1263 a conferma che il borgo esisteva già nel IX sec..

Altro importante documento sull'aspetto del centro storico viene fornito dall'attendibile mappa disegnata dagli agrimensori Stefano Teramo e Pietro Antonio Granata nel 1768. Partendo da sinistra verso destra possiamo ancora oggi riconoscere i principali edifici del paese: S. Maria da Piedi, Porta da piedi, palazzo Monaco , al centro palazzo notaio Pecorari, Chiesa S.S. Salvatore, sulla destra il castello, la porta "da capo" e la Chiesa di S. Rocco, distrutta durante la seconda guerra mondiale. In basso sulla destra sono riportati la fonte ed uno dei sette mulini dislocati lungo il fiume Arielli.

Vicende storiche

Sporadici ritrovamenti, fra cui quello di una dea madre riferibile al paleolitico superiore, frammenti di ossidiana e selci lavorate, confermano la presenza dell’uomo sulle colline di Crecchio fin dall’epoca preistorica. I rinvenimenti di fondi di capanne dell’età del ferro, attestano inoltre una discreta produzione ceramica intorno al IX secolo a.C.. La scoperta di corredi funerari di origine frentana, ora custoditi presso il Museo archeologico, fa ipotizzare che il paese sia stato una loro roccaforte a guardia del confine con i Marrucini o dei tratturi che passavano nelle vicinanze. Divenuto municipio romano, l’intero territorio fu diviso in grandi ville rustiche (aziende agricole) vocate alla coltivazione di ulivi, viti e cereali, che rimasero attive fino al VI-VII secolo d.C., esportando vino ed olio grazie al vicino porto di Ortona. Di questi antichi insediamenti, degni di nota, sono i resti della villa di Vassarella-Casino Vezzani, riportati alla luce durante gli scavi eseguiti tra il 1988 e il 1991.

Dopo le devastazioni della guerra greco-gotica (535-553 d.C.), i bizantini rifortificano il centro urbano ed insediano nelle ville dei presidi militari, che ne garantiranno la sopravvivenza durante le continue scorrerie longobarde del VII secolo, fino alla definitiva conquista della costa chietina promossa dal duca longobardo di Benevento, Grimoaldo I (646-671). L’abitato segue le vicende storiche del Ducato di Benevento, passando prima nelle mani dei Franchi e poi in quelle dei Normanni.

Nel 1059 una bolla di Papa Nicola II, nel confermare i confini della Diocesi di Chieti, menziona la "Plebem Occrecle", senza dare all'abitato la qualifica di Castellum; questo ci fa supporre che l'insediamento nel XI secolo era ancora privo di cinta muraria. Durante la dominazione normanna venne migliorato l’apparato difensivo del borgo con la costruzione di una cinta di mura turrite, una rocca a presidio della porta “da capo”, dominata da una possente torre di avvistamento ed un apprestamento fortificato a protezione dell'altra porta detta “da piedi”.

Il feudo segue le vicissitudini storiche del regno di Napoli, con la caduta degli Svevi e l'ascesa al trono di Carlo I D'Angiò. Nel 1279 compare, nella "Rassegna dei feudatari d'Abruzzo", sotto la giurisdizione di Guglielmo Morello, identificato con Guglielmo Monaco, nipote di quell'omonimo, che negli annali di questa nobile famiglia, partecipò tra il 1189 ed il 1192 alla terza crociata che ebbe a capo Federico Barbarossa, insieme a Riccardo Cuor di Leone e Filippo Augusto Re di Francia. Tale feudo era costituito oltre che da Crecchio, ubicato in posizione centrale, da Arielli con il suo Castello, Castel di Mucchia e metà del feudo di Pizzo Inferiore, nel comune di Ortona. Formava un vero e proprio sistema difensivo perpendicolare alla costa adriatica, con una postazione di avvistamento sul mare "Castello di Mucchia", necessario a causa delle frequenti scorrerie piratesche di Ungari e Saraceni. L'instabilità politica seguita alla morte di Roberto D'Angiò farà patire al paese tra il 1352 ed il 1367 numerosi saccheggi e devastazioni.

Il re Ladislao, della dinastia durazzesca, toglie il feudo al ribelle Napoleone Orsini, conte di Carrara e signore di Guardiagrele, avallandone la vendita alla comunità di Lanciano nel 1406, che ne conserverà il possesso fino al 1627, quando per motivi finanziari lo cedette, unitamente a Castelnuovo (attuale Castelfrentano), a Giovanni Bonanni De L'Aquila. Venduto ai Brancaccio nel 1636, il castello ed il feudo appartennero successivamente ai Principi D'Ambrosio, ai Marzano ed infine verso la fine del settecento, ai De Riseis, i quali ebbero oltre al titolo di Duchi di Bovino e di Taormina quello di Baroni di Crecchio.

© Foto : Rocco Valentini,Francesca Miccoli - Foto d'epoca : Collezione Archeoclub d'Italia APS Sede di Crecchio